L’epidemia di COVID-19 ha avuto un profondo impatto sull’organizzazione delle attività cliniche e socioassistenziali rivolte alle persone con demenza e ai loro caregiver. Nel corso della fase emergenziale dell’epidemia, la maggior parte dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) presenti sul territorio nazionale ha dovuto interrompere o limitare fortemente l’erogazione di attività specialistiche, assicurate esclusivamente ai pazienti in situazioni di urgenza. La cancellazione degli appuntamenti per visite specialistiche, la chiusura dei CD (Centri Diurni), le limitazioni imposte ai servizi di assistenza domiciliare, il sovraccarico della Medicina Generale, hanno ostacolato l’attuazione di una gestione integrata della persona con demenza, fondamentale ai fini di un’adeguata presa in carico dei principali bisogni di salute e assistenza.
Allo stesso tempo, durante i primi mesi della pandemia, sono stati sviluppati e affinati interventi da remoto che hanno consentito di identificare situazioni di rischio. In questa fase My Care ha sviluppato interventi tramite piattaforma online, sia per monitorare le condizioni cliniche delle persone con demenza, attraverso il telemonitoraggio e il teleconsulto , sia per fornire supporto ai caregiver e all’operatore domiciliare inserito in famiglia con incontri periodici da remoto, atti a garantire sostegno e comunicazione tra operatore/caregiver e gli operatori sanitari e sociali coinvolti nella rete assistenziale. L’epidemia ha quindi suggerito come l’adozione di interventi da remoto affidabili e sostenibili possa costituire un’opportunità per migliorare e semplificare il processo di presa in carico e favorire la continuità delle cure.
La riorganizzazione delle attività cliniche e assistenziali rivolte alla persona con demenza, imperativa in questo momento storico, deve tenere conto:
- del cambiamento dei bisogni di salute dei pazienti, che hanno spesso presentato un rilevante peggioramento clinico nel corso dell’epidemia;
- dell’aumentato stress assistenziale per i caregiver; e per gli operatori domiciliarei coinvolti nell’assistenza
- della necessità di ridurre il rischio di contagio da SARS-CoV-2, per utenti e operatori, nelle strutture socio-sanitarie;
- della riorganizzazione strutturale generale dei servizi sanitari e socioassistenziali in atto.